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  • Immagine del redattoreBarbara Baffetti

LEA E I DISCEPOLI DI EMMAUS

Aggiornamento: 4 mag 2020


Un’altra settimana in quarantena è passata e Lea attende con ansia di collegarsi per il secondo incontro di catechismo. Sta preparando il computer nella sua cameretta, quando spostando dei quaderni le cade a terra una foto dei suoi nonni mentre stanno festeggiando a tavola con lei il suo compleanno. Lea ha un tuffo al cuore e si sente improvvisamente triste. Le mancano tanto le domeniche con loro; prima a messa insieme e poi tutti a pranzo. Pensa per un attimo che Gesù deve assolutamente fare qualcosa per liberarli e riportare i nonni a tavola con loro. Lea li chiama quotidianamente, ma siccome non sono molto bravi con la tecnologia deve accontentarsi di ascoltare le voci per cercare di capire se stanno bene. Sta ancora pensando a queste cose quando si accorge che è ora di catechismo e quindi si prepara all’incontro.


Quando sullo schermo compare Imma, Lea è ancora col cuore un po’ in subbuglio per i nonni ma il sorriso e la voce allegra della sua super catechista l’attira e la distoglie dai pensieri; pensa ancora una volta che sia stata davvero una gran trovata questo incontro online.

Pietro è particolarmente agitato quel giorno e subito fa una domanda alla catechista: “Imma, quando pensi che potremo fare la comunione? Ne avete parlato con i don?”

“Non sappiamo ancora niente Pietro; dipenderà molto da quando riusciremo a celebrare questi sacramenti in sicurezza a causa del virus”.

“Nessuno sa dare una risposta. Tutti che parlano del virus e della sicurezza: i genitori, la televisione e tutti quelli che chiamano esperti. Noi bambini non ci capiamo più niente. È mai possibile che nessuno sappia dirci nulla?”, prosegue il bambino.

“Già”, s’intromette Sara, “A me mancano anche le messe domenicali; la nostra classe ha saltato almeno due turni nella preparazione della liturgia”.

“Non vi preoccupate, ci sarà tempo per tutto; recupereremo i turni e forse celebreremo ancora con più gioia quello che magari prima davamo per scontato”, risponde Imma.

“Ma Gesù si ricorderà di noi dopo tutto questo tempo?”, dice in un soffio Lea.

“Certo che sì; non dovete assolutamente dubitarne. Sapete che c’è un passo della Bibbia che dice che il Signore ci ha pensati ancor prima che fossimo nella pancia delle nostre mamme? Come può quindi dimenticarsi di noi. Ricordate cosa abbiamo detto l’altra volta? Lui non molla nessuno”, dice con forza la catechista ai ragazzi.

“Imma per caso puoi leggerci un altro brano del Vangelo che ci racconti di questo? Io ne avrei proprio bisogno oggi; infatti mi sento un po’ triste e sola e mi mancano da morire i nonni e ho paura che anche loro si sentano tristi e soli. Gesù non si è dimenticato neppure di loro vero?”, prosegue Lea. Il resto della classe di catechismo approva l’idea di Lea e tutti si predispongono all’ascolto, mentre Imma comincia la lettura.



“Ed ecco, in quello stesso giorno [il primo della settimana] due dei [discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo.

Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?».

Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?».

Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto».

Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?».

E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista.

Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?».

Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane”.


“Certo Imma che questi discepoli di Gesù erano un po’ testoni!”, esclama Pietro alla fine del Vangelo, “La volta scorsa Tommaso e ora questi due che non lo riconoscono neppure camminandoci a fianco”. “Hai ragione Pietro; i discepoli fanno fatica a capire la cosa grandiosa che è avvenuta, anche se era stato loro annunciato che Gesù sarebbe morto e risorto il terzo giorno per la salvezza di tutti. Non dobbiamo però essere troppo severi con loro. In fondo anche noi quando le cose non vanno come vorremmo, facciamo un po’ fatica a credere che Gesù sia vicino a noi. Invece è proprio così; è stato così per i discepoli di Emmaus ed è lo stesso per noi e anche per i vostri nonni”, dice Imma tutto d’un fiato rispondendo così anche ai timori di Lea.

La ragazzina capisce immediatamente cosa voglia dirle la catechista e sente il cuore scaldarsi un poco e quindi aggiunge: “Sai Imma che mentre tu raccontavi di come Gesù è stato accanto ai suoi, gli ha raccontato di nuovo le scritture e ha spezzato il pane con loro, ho sentito anch’io un calore nel petto? Ora mi sento anche meno triste”

“Ma Imma mica è Gesù?”, dice Sara che ha ascoltato tutto attentamente. “Certo non sono Gesù, ma ricordate cosa accade al termine dell’incontro con i discepoli di Emmaus? Quando lo riconoscono e capiscono finalmente cosa ha fatto di grande Gesù per tutti gli uomini, corrono a Gerusalemme a dirlo al resto delle persone”. “Quindi tu hai fatto come loro; hai testimoniato la gioia di sapere che Gesù ci è vicino”, dice Sara. “Esatto!”, risponde soddisfatta Imma. “Allora dovremmo farlo anche noi!”, aggiunge Lea, “Io che ho sentito il cuore scaldarsi e farsi meno triste lo devo pur dire a qualcuno!” “Certo sarebbe bello”, prosegue Pietro, “Ma come possiamo fare da questa reclusione?”


“Io un’idea ce l’avrei”, dice Imma. I ragazzi si fermano in silenzio pronti ad ascoltare. “Che ne dite di scrivere delle lettere o fare dei disegni per portare un po’ di gioia a chi è solo a casa e magari non ha la possibilità o la destrezza che avete voi giovani di collegarsi online per vedersi? Ci sono i nonni, ma anche malati e persone sole che erano abituate a ricevere la visita del parroco o di qualcuno di noi e ora non possono più farlo”. “Come riusciamo però a farglieli avere?” chiede Pietro. “Basterà lasciarli in Chiesa; lo possono fare i vostri genitori quando escono per la spesa. Poi penserà il parroco a distribuirli per le varie cassette postali”.

“Idea grandiosa! Spargiamo la speranza per le strade del nostro paese. È quello che ci vuole ora!”, dice entusiasta Pietro. Anche quell’incontro di catechismo volge al termine, ma nonostante sia ormai sera i ragazzini non sono più tristi e anzi hanno un senso di pace e di gioia nel cuore per cui ringraziare Gesù.


MEDITANDO LE PAROLE CHIAVE AL CATECHISMO


OCCHI - CUORE - MENSA - MISSIONE


La nostra amicizia con Gesù passa prima dal cuore e poi dagli occhi. Lo vediamo chiaramente nell’episodio dei discepoli di Emmaus. Facciamolo presente ai nostri ragazzi. Soprattutto in questi giorni è importante sentirlo vicino nel cuore magari leggendo la Parola più spesso visto che non possiamo accostarci alla sua mensa.

È l’occasione anche per ricordare loro l’importanza del dono del pane eucaristico sia per chi ha già fatto la prima comunione e chi invece è ancora in attesa. La preziosità del condividere la mensa con Lui nel Vangelo è chiara e possiamo senz’altro aiutare i bambini a comprenderla attraverso il racconto. In attesa di poterlo fare di nuovo dobbiamo custodirne nel cuore il desiderio.

Infine sottolineiamo la chiamata e la missione di ciascuno di noi a portare la bella notizia dell’amore del Signore. Ognuno può farlo, anche i più piccoli e anche in tempi di quarantena, basta un pizzico di creatività.


MEDITANDO LE PAROLE CHIAVE IN FAMIGLIA


OCCHI - CUORE - MENSA – MISSIONE


Esattamente come accade con Gesù, anche in famiglia ci riconosciamo ancor prima che con gli occhi con il cuore. Pensiamo ai nonni, agli zii e a tutti i familiari lontani, ma anche a chi condivide con noi gli spazi di casa: mamma, papà, fratelli e sorelle. Sono i piccoli gesti che ci fanno riconoscere l’amore di chi ci sta accanto o di chi anche da lontano vuole starci vicino. Pensiamo alle telefonate con i nonni la cui voce ci scalda il cuore oppure al tempo passato con mamma a preparare delle buone ricette per il resto della famiglia, o ancora alla benedizione di papà prima di andare a dormire. La mensa poi è per tutti, esattamente come per Gesù e i discepoli di Emmaus, un posto dove ritrovarsi e fare comunione; si fa la preghiera, si mangia insieme e ci si racconta un po’ quello che stiamo vivendo, magari progettando qualche attività insieme. È anche questa una mensa d’amore benedetta da Gesù, in un tempo in cui è non è ancora possibile tornare a sedersi alla Sua.


UN’ATTIVITÀ PER PICCOLI MISSIONARI D’AMORE.


Proponiamo ai ragazzi la stessa attività che Imma propone ai suoi bambini. Con la collaborazione del parroco e delle famiglie metterà in moto un circolo virtuoso, conduttore di speranza, cura e amicizia per tutta la comunità; ne abbiamo davvero tutti bisogno!

Se volete potete condividere anche con me i vostri lavori; li pubblicherò volentieri nel mio sito!




UN’ATTIVITÀ PER LA MENSA FAMILIARE


Con i bambini addobbiamo in maniera speciale la tavola del pranzo domenicale e diamo spazio alla preghiera spontanea di tutti prima di iniziare a mangiare.





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