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Tempo di Carnevale

Lea sta attraversando un brutto momento. Tutti le dicono che è dovuto al fatto che sta crescendo; in effetti quei dodici anni le pesano davvero tanto. Si trova poco carina, così lunga, lunga e magra. In tanti a scuola la prendono in giro chiamandola spilungona; così da qualche tempo ritocca di continuo le foto che posta sul profilo della sua chat. I suoi amici si sono accorti del suo malessere e anche i suoi genitori. È il primo anno che lei, appassionata del Carnevale, non si sta preparando col suo gruppo per le feste a scuola e all’oratorio.
 

 

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Pensare che finora quella era stata la sua festa preferita subito dopo il Natale. La mamma diceva che anche da piccola non aveva mai fatto resistenza a indossare le mascherine, anzi aveva sempre accolto la cosa con sorrisi curiosi.
Quest’anno invece proprio niente; intanto gli amici con i quali aveva creato un gruppo di appassionati di questa festa, detto la Banda del Carnevale, fremevano in attesa dell’annuncio della prima festa organizzata.
C’era Manu che aveva tormentato la mamma per studiare il costume da indossare; lei era così: non si accontentava di una maschera già pronta da acquistare in qualche magazzino, ma ne voleva una personalizzata. Il suo grande amico Luca non era del suo stesso parere circa il carnevale; anche a lui piaceva molto, ma il suo costume doveva essere tutto quello che lui non era: forte, spavaldo e soprattutto unico. Per questo
sceglieva sempre un supereroe; per qualche festa era bello pensare di essere qualcun altro. Luca però non aveva problemi a togliersi la maschera quando il Carnevale terminava. Sapeva che c’era chi lo amava per la sua gentilezza e la sua innata bravura nel disegno; per essere Luca insomma non aveva bisogno di nessun superpotere, visto che c’era chi gli voleva davvero un gran bene e lo riteneva speciale anche se un po’ goffo
e non tanto forte. Era così bello sentirsi comunque speciali, che Luca aveva cominciato a elaborare una sua teoria sui PICCOLI POTERI, come la chiamava lui. Erano i poteri più importanti, quelli da usare tutti i giorni. Per il momento ne era a conoscenza solo Anna, anche lei parte del gruppo. Quest’ultima, era la più intellettuale; felice dell’arrivo del Carnevale, pensava che ogni volta era fantastico provare a mettersi nei panni di qualcun altro attraverso la maschera scelta; così un anno aveva tempestato di domande la sua amica Amina sulla vita in Marocco e le aveva chiesto se poteva prestarle il suo bel vestito
tipico, mentre l’anno successivo aveva indossato un bel kimono e si era documentata sulla cultura orientale. Insomma per Anna, il Carnevale era sempre una scoperta in cui coinvolgeva amici e familiari.

 

Torniamo però a Lea; anche lei come Manu amava realizzare da sola il costume. La mamma sapeva che la sua bambina aveva scelto sempre di immedesimarsi in qualcosa che ricordasse una parte di lei; negli anni era stata il sole, un fiore e pure un orsacchiotto. Aveva avuto invece sempre un’avversione per le principesse. Quest’anno però sembrava non aver proprio voglia di far festa.

 

La mamma di Lea, un bel giorno, su suggerimento del papà della bambina, chiese alla Banda del Carnevale di incontrarsi di nascosto dalla figlia. Davanti a un bel gelato, la signora chiese aiuto agli amici di Lea per convincerla a festeggiare il Carnevale. Anna, che da sempre era anche la più sensibile, disse che aveva capito il malessere della compagna e invitò Luca ad affrontare con Lea il discorso sulla teoria dei PICCOLI POTERI. Il ragazzino con un po’ di timore spiegò il suo pensiero alla mamma di Lea che tra lo stupito e il colpito, pensò che forse quella era veramente l’idea che ci voleva. Luca felice di poter essere di aiuto all’amica, andò con Anna e Manu da Lea e davanti alla torta al cioccolato, preparata dalla mamma, loro complice, cominciò a snocciolare la sua teoria:

“Nella vita di noi ragazzini convivono diversi mondi, alcuni sono di fantasia come quelli dei supereroi o delle fiabe dove esistono superpoteri, pozioni magiche e bacchette dalle mille possibilità; poi c’è il nostro mondo, quello reale, dove esistono solo PICCOLI POTERI. Qui c’è una festa in cui si può fingere di essere magici o super, sapendo però che poi dobbiamo tornare a noi stessi; ci sono poi altri tempi e luoghi in cui invece scegliamo di fingerci sempre diversi. È il mondo delle chat, dove a volte rischiamo di non toglierci mai le maschere che ci siamo messi. È successo anche a me per un periodo; mi sentivo troppo goffo per riuscire a star bene.

Tuttavia grazie all’aiuto anche di amici come te, cara Lea, ho capito che mi stavo dimenticando del mondo reale, in cui ci è dato di avere dei PICCOLI POTERI; questi sono tanto più preziosi perché piccoli e quindi non visibili immediatamente, ma soltanto ad occhi e cuori attenti.

Ti posso assicurare che se anch’io alla fine ho scoperto quali sono i PICCOLI POTERI che mi rendono unico, tanto più puoi farcela tu che sei così attenta e sensibile. Prova a scoprire con l’aiuto di chi ti vuol bene i tuoi PICCOLI POTERI e vedrai che non avrai più bisogno di maschere in chat e l’unico costume che amerai indossare sarà di nuovo quello del Carnevale”.

 

 

 

 

 

 

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Luca terminò il suo discorso, tutto rosso in volto, come i grandi quando sono impegnati in discussioni importanti; poi il gruppo abbracciò l’amica fortissimo, quasi a stritolarla. Lea pensò che doveva esserci del vero se il suo amico, di solito così impacciato e silenzioso, aveva fatto tutta quella tirata di parole.
 

Rimasta sola la ragazzina non smetteva più di pensare. Che anche lei avesse dei PICCOLI POTERI che non aveva ancora scoperto? Oppure era tra le cose che viveva ogni giorno che doveva cercarli? In fondo in quel periodo aveva prestato attenzione soltanto a quello che non le piaceva di lei e ai cambiamenti che le avevano creato disagio; tuttavia forse aveva ragione Luca e magari guardando più a fondo c’erano più cose belle da scoprire di quelle che pensava. Cominciò quindi a pensare alle sue giornate e con stupore piano piano trovò almeno alcuni di questi famosi PICCOLI POTERI: amava la danza e tutti le dicevano che aveva una certa eleganza e leggerezza quando ballava, sapeva scrivere poesie che la nonna amava ascoltare dicendo che la tiravano su di morale, e aveva tante altre idee in testa che spesso si affollavano, ma che quando trovavano ordine non erano niente male. La tentazione di fare attenzione solo ai difetti, o a quelli che pensava tali, era stata grande, ma Lea si accorse che mettendo da parte un po’ di inquietudine, era riuscita a trovare ciò che cercava. Andò quindi dalla mamma di corsa per esporgli la teoria di Luca e quelli che pensava fossero i PICCOLI POTERI scoperti in lei.
 

Mentre la ragazzina parlava, la mamma aveva in mente già un bel vestito di Carnevale; forse non sarebbe stato facile realizzarlo, ma di sicuro era quello più giusto. Questa volta però sarebbe stata una sorpresa anche per Lea.
Passarono dunque dei giorni in cui la mamma stava chiusa in camera a cucire, senza che la figlia potesse vedere nulla. Lea moriva dalla curiosità; tentò di fare domande a trabocchetto alla madre, ma non le spillò neppure un indizio. Ora che aveva deciso di andare alla festa a cui teneva tanto, desiderava davvero che il vestito le piacesse e aveva timore che mamma da sola non centrasse l’obiettivo. In fondo avevano sempre lavorato insieme e quindi si sentiva un po’ in pensiero. L’attesa sembrò eterna, ma finalmente il giorno tanto atteso arrivò. Mamma si presentò con un costume davvero eccezionale; indossandolo Lea vide che per metà era quello di un bruco, mentre l’altra metà di lei era avvolta dai colori di una bellissima farfalla.

 

Era esattamente come si sentiva lei: un po’ a metà, con tante paure ma ora più sicura che presto sarebbe stata in grado di far vedere tutta la bellezza dei suoi PICCOLI POTERI.
 

 

Abbracciò mamma raggiante e scappò alla festa accolta dal gruppo dei suoi amici. Le sorprese non erano però terminate; durante la festa venne eletta la maschera migliore e fu proprio Lea a vincere. La bambina tornando a casa, consegnò alla mamma il premio ringraziandola e dicendole che aveva scoperto un suo piccolo potere: la tenerezza con cui la madre sapeva capirla e scaldarle il cuore. Molto meglio che avere Elastigirl per mamma!

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